martedì 25 febbraio 2014

Ksar Hallouf e i suoi granai

Salutando la vallata di Toujane, si procede verso il sud-est tunisino attraverso un susseguirsi di paesaggi aridi e rocciosi e valloni, burroni e impluvi di antichi corsi d’acqua (in arabo, wadi ). La vegetazione è perlopiù assente, se non qualche palma o olivo vicino ai villaggi o nelle valli che si avvicinano molto al nostro concetto di "canyon".

Il sud est tunisino è caratterizzato da un clima arido. Le piogge non superano i 50-200 mm all’anno. Gli abitanti hanno lottato nei secoli contro la penuria d’acqua, costruendo pozzi ove possibile, ma soprattutto attraverso un ingegnoso sistema di pianificazione idraulica localizzato nelle valli dove si concentrano in maniera impetuosa e incontrollabile le acque torrenziali che, seppur raramente, piovono su queste contrade desertiche nella stagione delle piogge.
Il sistema si basa sullo sbarramento delle valli e dei burroni attraverso batterie in serie di piccoli argini in terra (jessour) dotati di sfioratori superficiali che si estendono per tutta la larghezza dei canyons e oltre negli sbocchi in pianura.

Oltre a modellare il paesaggio, questi sistemi consentono di conservare le acque, il suolo e limitare gli effetti dell’erosione. Inoltre, i jessour rendono possibile la coltura dei cereali e del foraggio ma anche e soprattutto dell’ulivo, dei fichi e delle palme da datteri.

                                          Foto: I "jessour" nelle valli del sud-est tunisino

Percorrendo una di queste aride valli, ad un certo punto sulla destra si nota un enorme palmeto (segno che si è vicino ad una sorgente d'acqua) e immediatamente di fronte, in cima ad una collinetta, ecco spuntare il primo ksar berbero, con la sua tipica architettura "a granaio".

Etimologicamente, la parola "ksar" deriva dalla parola araba qasr ("castello" , ovvero "villaggio fortificato"), la quale deriva a sua volta dal latino castrum.
[La parola berbera equivalente è aghrem (singolare) o ighrem (plurale)].

Si tratta di edificati a volte notevoli in altezza (fino e oltre 10 m) le cui facciate esterne sono percorse da uno o più ordini sovrapposti di aperture che conducono a piccole camere (in arabo, ghorfas) che servivano ad immagazzinare le derrate alimentari in previsione dei periodi di siccità.

                                         Foto: tipico ksar berbero

Ksar Hallouf, dicevo, è il primo villaggio-granaio berbero che si incontra procedendo nel nostro tour (con partenza da Matmata al-Qadima).
Il suo nome, letteralmente, significa "borgo dei porci", epiteto dato dagli Arabi durante le prime invasioni nel sud tunisino quando si scontrarono/incontrarono le popolazioni berbere autoctone, in riferimento al loro modo di esprimersi e alle loro usanze così diverse da quelle arabo-semitiche.
Per scampare alle invasioni arabo-musulmane, le genti di quella zona si rifugiarono su una collinetta in posizione sopraelevata da cui si domina l'intera vallata.

Oggi, Ksar Hallouf è disabitato.
In antichità (XI secolo) le stanze al piano inferiore funzionavano da dimore per famiglie, mentre quelle superiori da granai.
In una delle strutture, c'è ancora traccia di un antico luogo di culto/moschea, sulle cui pareti è possibile notare particolari incisioni sia in lingua tifinagh sia in lingua araba (ricordo, che i Berberi hanno subito una invasione sia dal punto di vista religioso sia linguistico).

                                         Foto: incisioni pareti - Ksar Hallouf


Il tempo di scattare qualche foto e.....si riprende il cammino alla scoperta degli altri ksour e di altre leggende.



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